Crescere un figlio con disabilità. “Benvenuti in Olanda” di Emily Perl Kingsley.

Foto di Zetezine

Leggendo le pagine di facebook mi sono soffermato su questo brano tratto dal libro “Benvenuti in Olanda” di Emily Perl Kingsley che un’amica ha voluto usare come un vero e proprio inno alla vita.

“Mi hanno chiesto spesso di descrivere l’esperienza di allevare un figlio con una disabilità, per cercare di aiutare la gente che non ha vissuto questa esperienza unica a capirla, ad immaginare come ci si sente.
E’ come…

Quando stai per avere un bambino, è come pianificare una favolosa vacanza in Italia.
Compri grandi quantità di guide e fai i tuoi progetti meravigliosi. Il Colosseo. Il David di Michelangelo. Le gondole a Venezia. Puoi imparare qualche frase utile in Italiano. E’ tutto molto eccitante.
Dopo mesi di attesa impaziente, il giorno finalmente arriva. Prepari i tuoi bagagli e parti.
Parecchie ore più tardi l’aereo atterra.
Lo steward arriva e dice “Benvenuti in Olanda”.
“Olanda?!” dici. “Che vuol dire Olanda?? Io avevo prenotato per l’Italia! Io avevo creduto di essere in Italia. Per tutta la vita ho sognato di andare in Italia.”
Ma c’è stato un cambiamento nel piano di volo.
Sono atterrati in Olanda e là devi stare.
La cosa importante è che non ti hanno portato in un posto orribile, ripugnante o indecente, invaso dalle pestilenze, dalla fame e dalla malattia.
E’ soltanto un posto diverso. Così devi uscire e comprare una nuova guida. E devi imparare da zero un nuovo linguaggio. E incontrerai persone che non avresti mai conosciuto.
E’ solo un posto diverso. C’è un’andatura più lenta che in Italia, meno impetuosa che in Italia. Ma dopo che sei stato lì un po’ di tempo e riprendi fiato, ti guardi intorno e cominci a notare che l’Olanda ha i mulini a vento…e … l’Olanda ha i tulipani. L’Olanda ha anche Rembrandt.
Ma tutti quelli che conosci sono occupati ad andare e venire dall’Italia… e si vantano del periodo meraviglioso che hanno vissuto lì. E per il resto della tua vita, tu dirai “Sì, era quello il luogo dove io avevo creduto di andare. Quello era ciò che avevo pianificato.”
Ed il dolore per questo mai, mai, mai, mai andrà via… perché la perdita di quel sogno è una perdita molto, molto significativa. Ma…se trascorri la tua vita rimpiangendo il fatto che non sei andato in Italia, non potrai mai essere libero di provare gioia per le cose molto speciali e incantevoli che offre l’Olanda.”

Una storia vera, dove la rassegnazione lascia il posto alla consapevolezza di una gioia unica che è quella di avere un figlio, che ci fa convivere con un solo obbligo: quello di amarlo, senza se e senza ma. Come abituarsi ad una terra straniera dove esistono le stesse bellezze e gli stessi incanti che avremmo avuto viaggiando in Italia. Un libro che scava dentro gli anfratti della nostra anima e ci aiuta a crescere come individui così come dobbiamo crescere un figlio, dandoci le stessa gioie, le stesse preoccupazioni, le stesse lacrime ma anche infiniti sorrisi proprio come quel viaggio che pensavamo di fare in Italia e che invece ci ha dirottato altrove. In fondo crescere un figlio significa anche crescere noi. E rimpiangere di non avere avuto un figlio normale come gli altri ci priva dell’infinito piacere di viverlo così come ci è stato donato.

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