La crisi del settore sugheriero

Foto tratta da I love Sardinia

Sono passati circa 8 mesi dal Convegno di Calangianus che ha riguardato il complicato momento del settore sugheriero e della feroce crisi che imperversa, senza nemmeno uno spiraglio di soluzione. I convegni servono sicuramente ma ci permettiamo di sostenere, senza timore di essere dei gufi, che la crisi appare irreversibile. Inoltre, sempre alla luce di parole sentite e risentite migliaia di volte, vorremmo che la si finisse di dire sempre le stesse cose e si puntasse il dito sulle vere responsabilità di questa situazione. La politica ha intrattenuto dibattiti cogli operatori molto spesso e abbiamo udito centinaia di lamentele, dalla impossibilità di sostenere i costi di acquisto alla mancanza di credito da parte delle banche. Nel  frattempo, chi aveva capito In tempo che la crisi sarebbe scoppiata in tutta la sua virulenza, ha cercato di diversificare gli investimenti, ha cercato vie di fuga riconvertendo la produzione verso altro. I meno abbienti, gli artigiani o le piccole industrie hanno chiuso i battenti riducendo all’osso man mano le proprie risorse sino al fallimento.

Il distretto industriale del sughero è localizzato in Gallura e comprende i comuni di:

Aggius, Berchidda, Bortigiadas, Calangianus, Luras, Monti e Tempio Pausania.

A poco serve essere monopolisti della produzione di sughero perché la Sardegna ha evaso le domande legittime di riforestazione, provenienti dal mondo produttivo, ha eluso i trabocchetti che la concorrenza dei succedanei avrebbe creato, convinta che come il sughero “non ce n’è!” . Verissimo, aggiungiamo noi! Intanto però il mercato vinicolo utilizza il tappo di silicone, acquista tappi dall’estero, perché meno cari, supplisce alla “leggenda del binomio tappo-sughero” con le moderne tecnologie e l’ausilio di altri materiali per la chiusura delle bottiglie.

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