Tempio Pausania, 25 nov. 2017-
Siamo polvere, foglie, cangianti variazioni di nero e bianco, rossi tramonti e albe tiepide. Siamo lente passeggiate o frettolose rincorse verso qualcosa, inebetiti come orsi bianchi nel deserto, siamo noi, uomini e donne di questa smarrita esistenza senza precise coordinate, vaghe e incostanti emozioni che sono lacrime e risa, esseri senza essenza e alberi senza linfa, svuotati del succo vitale che è sangue e ossigeno. Siamo fatti di carne, ossa ma viviamo spolpati attendendo la signora del destino, l’ultima veste bianca che ci guida dove nessuno è mai stato per raccontarlo ma dove tutti andiamo a conoscerla.
Capita così all’improvviso. Strane ragnatele tesse la nostra vita, ma vi entrerei dentro per tentare di strapparne il groviglio, riuscire a danzare con essa, come per catturarla per sempre, non farla mai andar via da me. Invece sono inerme, siamo tutti soldati senza armi, a petto nudo a mostrare coraggio ma incapaci ad accettare la sentenza finale. Ci vuole coraggio, lacrime e dolore, volontà da recuperare da non so dove, resistenza e attenzione per due occhietti fanciulli o per mogli, fidanzate, madri e padri che vorrebbero risposte. Perché la vita è così, quando sembra che ti dica di si è no, appena stai da poco respirando serenità, ti fa arrivare la tempesta, quando stai per spiccare il volo verso una meta sognata, basta un semplice ingranaggio perverso e tutto finisce, e il ciclo cattivo della vita trabocca ancora di lutti, dolore, lacrime e speranze finite.
Convulse le parole, inutili i commenti, un silenzioso richiamo per un giovane che muore e ne chiama un altro, eventi che parlano di miti e leggende della nostra atavica e millenaria cultura sarda che ha tentato di decifrare il mistero di vita e morte in qualsiasi modo.
Ciao Gabriele, ciao Roberto, 28 e 34 anni, uniti da un destino comune in questa roboante giornata di macchine rumorose che fanno da contraltare al muto dolore di chi vi ama e vi amerà per quanto avrà da vivere.
Antonio Masoni