Tempio Pausania, Elisoccorso e altri paradossi. Reparti in agonia, sanità pubblica distrutta.

Tempio Pausania, 9 ago. 2018-

Mentre l’assessore non recede dalla sua carica in Regione, nonostante gli siano piovuti sopra aggettivi e improperi di ogni specie in qualche sua uscita pubblica recente, le conseguenze delle scelte della riforma della rete ospedaliera mostrano i segni inequivocabili del dissenso da ogni luogo. Ospedali ridotti a ambulatori, reparti accorpati e azzoppati, categorie professionali sanitarie che protestano e chiedono di rivedere le decisioni assunte, il tutto con ritardi nelle operazioni di soccorso con l’elisoccorso, diventato all’improvviso il solo modo di assicurare cure tempestive prima certe della soluzione presso le strutture esistenti. Anche per l’elisoccorso esiste, essendo 118, un codice di intervento. Pur richiesto, non è detto che quando si ha un’emergenza arrivi, se impegnato in altre operazioni.

L’elisoccorso cela qualcuna di queste toppe. A Sassari, sede di struttura sanitaria di riferimento per il nord Sardegna non esisterebbe ancora uno spazio adibito all’atterraggio notturno dell’elicottero. In questa situazione, un trasporto destinato al capoluogo turritano ha passaggi supplementari che prevedono l’atterraggio prima alla base di Alghero e successivamente il trasbordo del paziente verso Sassari. Ciò significa ore preziose per un’emergenza per casi destinati a Sassari, ad esempio dal Paolo Dettori quando a Olbia non sussistono le garanzie di casi di poli-traumatizzati che hanno bisogno di impianti di soccorso multidisciplinari completi di cui Olbia non è provvista.

Esempio: un paziente che giunge a Tempio da un paese vicino presso il nostro P.S. viene portato allo stadio Manconi di notte (allo stadio c’è lo spazio stabilito per il soccorso notturno). Nel nostro esempio, il caso richiede un soccorso di unità operative multiple per cui a Olbia mancherebbero tali garanzie. Il paziente arriva ad Alghero e poi lo stesso viene portato con un’autoambulanza a Sassari. Capite perché appare tutto un paradosso che però risulta anche possibile nella casistica delle emergenze, Ora, non è dato sapere se a Sassari il problema verrà risolto in tempi ragionevoli, fatto sta che questi non sarebbero casi né insoliti, né rari.

 “L’elisoccorso è diventato un alibi per smantellare la sanità pubblica” – ha detto Biancareddu qualche giorno fa “non tutti ne hanno bisogno, quindi va bene il soccorso aereo ma se uno deve affrontare un intervento di ernia, lo deve poter fare in un ospedale”. Come non dare ragione al sindaco?

Intanto continua l’emorragia dei servizi del nostro ospedale. Entro poco tempo il servizio di Chirurgia perderà un medico che finora ha svolto le funzioni di responsabile. Sappiamo che il primario  è diviso tra Olbia e Tempio. Perdere anche il responsabile, che ha maturato la pensione al momento, significa una quasi chiusura del reparto a meno che non si provveda alla nomina di un sostituto di cui non si parla ancora. Il primario opera e lavora a Olbia dove certamente gli impegni sono superiori e in circa 2 anni di co-primariato col Paolo Dettori, tranne sporadiche venute a Tempio, non ha mai effettuato un solo intervento chirurgico da noi. Le gravità vengono trasferite a Olbia, e il personale a disposizione continua ad operare a pieno ritmo ma non come prima quando veniva trattati anche casi complessi.

Qualche giorno fa, intervistando il sindaco di Tempio, Andrea Biancareddu, è venuto fuori che le problematiche sono lontane dall’essere risolte. Tutto tace sui tempi di ripristino dell’Ostetricia, sulla mancanza del mammografo e su altre criticità conosciute dall’utenza. Alle richieste del sindaco, si risponde sempre “stiamo risolvendo” o non si risponde affatto.

L’aria condizionata in Medicina: i pazienti sono stati trasferiti sul lato opposto, (stesso piano). Del ripristino dell’impianto non è dato sapere. “Presi per i fondelli – disse il sindaco –quando siamo andati a Cagliari”. Non passa un giorno che non esista un’emergenza anche di importanza fondamentale al Paolo Dettori. E non consola sapere che in tutta la Sardegna esistano gli stessi problemi, il mal comune non significa mai una mezza soddisfazione per nessuno. 

Rinunciare a qualche struttura complessa, ricordiamo sarebbero 11 al momento, si può, ma se la mobilità del personale, tanto cara all’assessore e compresa nella sua riforma, è prevista in uscita dovrebbe anche essere compresa nelle entrate. I medici di Tempio possono anche andare ad Olbia ma se si vuole mantenere un livello assistenziale dignitoso, è giusto che ne debbano anche arrivare. Altrimenti, si chiude!!

La RSA di Tempio per ora ha solo l’Hospice. 38 posti di RSA in una struttura pronta da tempo, ma ancora in alto mare, con le esigenze di una utenza che è costretta ad andare a Padru, Ploaghe, Oristano. La RSA, che andrebbe a colmare le mancanze delle lunghe degenze, dei casi gravi di non autosufficienza in un territorio vasto che comprende anche l’Anglona, è sempre chiusa. Anche per la RSA non si conosce ancora nulla di certo.

Lo scrissi e lo confermo, la Sanità non può essere affidata ad mezzo aereo, è impossibile che esista solo l’emergenza aerea o con un’autoambulanza che deve viaggiare continuamente su strade  dissestate e poco sicure, di giorno e di notte, con gli ospedali che pian piano stanno diventando degli scheletri, delle vuote corsie dove non circolano più sanitari e con i malati che si portano medicine e altro da casa come sta accadendo oggi.

Che la Sanità non sia più un diritto sancito in costituzione lo abbiamo capito in questi anni, che debba essere affidata a costose strutture private convenzionate ben lontane dall’apertura per ora è solo un “pour parler”, ma che la gente venga obbligata a costosissimi esborsi per una visita altrove o ad un esame per cui è costretta ad andare a Nuoro, ci viene male da comprendere. Così come viene difficile intuire la bontà di una riforma che ogni giorno miete “vittime” in tutta l’isola improvvisamente trovatasi senza riferimenti sanitari certi.

Antonio Masoni

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