Tempio Pausania, …e la rabbia dentro che vuol cambiare il mondo.

Tempio Pausania, 23 apr. 2015-

Qualcuno, qualcosa, muore ogni giorno. Si muore ammazzati, si muore annegati, si muore…sempre.

Muore la speranza ogni giorno che passa, addormentata nel soffocante letto della sopravvivenza stentata, nelle tenebre dell’oscurità di un cielo senza sole, nei flutti di un oceano quotidiano di odio e cattiveria.

Muore  il nostro sogno di riprendere in mano la vita come ce l’aspettavamo da piccoli, piena di giochi e caramelle, abbracciati dalle nostre madri o come quando correvamo dietro un pallone o dietro il nostro cane.

Muore la nostra serenità, il senso magico del risveglio che ci faceva scattare in piedi quando filtrava quella luce sottile dalla finestra o quando ci sedevamo a tavola e ci si guardava negli occhi tutti. padre, madre e figli, e si rideva tanto, perduti nei racconti strani e nella memoria di quegli occhi velati di precoce stanchezza.

Muore la riconoscenza e la voglia di sorridersi, di amarsi e baciarsi senza stancarsi, di accendere insieme la luce e darsi la mano.

Muore lentamente il desiderio di intraprendere un lungo viaggio, senza bagaglio e biglietto, di sola andata verso un mondo migliore che non esiste.

Muore la passione, l’impegno che si smorza sulla piattaforma dell’omologazione a tutto.

Muore la conoscenza, la spinta a cercare la verità dei fatti e delle cose. Tutto si accuccia davanti a quello schermo luminoso e menzognero che ci facilita la nostra iscrizione al partito dell’ignoranza.

Muore tutto, nel silenzio di una sinfonia monocorde e triste, nel palcoscenico del Big Brother, sotto la cupola finta del Truman Show , che ci strizza l’occhio e ci invita all’acquisto del deodorante magico o dell’ultimo cheese burger appena prodotto.

Muore la penna biro e quella stilografica, remoti amori del passato che non esistono quasi più, traditi da anonime tastiere senza anima.

Muore anche l’ultima cabina telefonica del paese, oscurata da segni di inciviltà e scardinata nella sua segretezza, nella soffocante afa estiva che ci ricordiamo come una condanna al rogo.

Muore la voglia di scriversi una lettera e spedirla, la palpitazione e l’attesa del recapito di qualcosa che aspettavamo.

Muore la nostra stessa intenzione di ribellarci a questo luogo-comunismo che in buona sostanza ci piace anche.

Muore la ribellione a quanto accade e ci fanno sopportare..

Muore l’emozione dinanzi ad un bel quadro, ad un film, ad un tramonto o un’alba, ad una lettera d’amore.

Muore la lacrima insieme al sorriso e vacilla l’amicizia tradita dalle incomprensioni e sostenuta da fugaci momenti comuni.

Muore la pietà, e guardare un vitello scannato, ancora vivo, ci provoca dolore, il vedere corpi umani galleggianti nel mare appaga invece le nostre contraddizioni, quasi un Tavor che ci fa dormire.

Muore la dignità che ci fa rispettare il non rispettabile e assecondare la delinquenza,

Muore il rispetto perché è figlio della convenienza e dell’ipocrisia.

Muore la pazienza e la tolleranza, fagocitate dalle nevrosi inutili ma obbligate, avvitate nella spirale della sofferenza e delle psicosi.

Welcome to the new world order!

E la rabbia dentro che vuol cambiare il mondo……..

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