Tempio Pausania, La Terra degli angeli, di Luigi Pirinu

L’esperienza in ospedale a Tempio di un paziente.

Riporto una bella e commovente testimonianza di un amico che da poco ha avuto una sua esperienza da “paziente” all’ospedale civile Paolo Dettori. Conosco Luigi, ne sono amico da una vita e mezzo. Mi piace il suo modo di scrivere che rispecchia la profondità della sua anima vivace e osservatrice, la sua capacità di tradurre in parola stati d’animo riflessivi e densi di radicata appartenenza alla sua città e alla sua gente. Il suo racconto è un abbraccio, un tenero affresco di umanità che viene fuori dalle dinamiche di un ricovero di una settimana. Un cazzotto allo stomaco, come il pugno di un peso massimo su un pugile di categoria inferiore. Un ritratto di presenze che hanno riempito il suo temporaneo soggiorno in una stanza d’ospedale lasciandogli dentro un’eternità di visi, volti, situazioni, che resteranno per sempre suoi. Chi ha trascorso del tempo in un ospedale come paziente, ha mille di queste storie da narrare, sono i momenti che dicono meglio di un referto medico quanti sono i componenti di un’esperienza di degenza in ospedale. Sono il “giorno per giorno” che hanno scandito la sua esperienza indimenticabile e la consapevolezza che sono“… l’affetto, l’amore e la dolcezza; i tre elementi che muovono il creato. È la vita che scorre e il tempo implacabile che segna il destino di tutti!”. E solo il cielo può sapere quanto affetto, amore e dolcezza dobbiamo sempre usare. Grazie amico mio per questa struggente esperienza così bene raccontata. (A. Mas.)

La Terra degli Angeli

Erano quarantatré anni che non ricevevo cure come ricoverato in Ospedale, l’ultima volta nel lontano 1975 per una appendicite acuta. Sempre acuta, una cistite stavolta, questo 2018, il 6 dicembre per l’esattezza, proprio la sera in cui avevo una rappresentazione teatrale; mi attendeva il Teatro del Carmine esaurito in ogni ordine di posti. Io, uno dei due attori in scena insieme a cento artisti, tra coro e banda musicale. Ho telefonato al mio carissimo amico e compagno di scena, Alessandro Achenza, il quale mi ha rassicurato e confortato. In men che non si dica, ha adattato il copione, in origine scritto per due voci, ed è riuscito a portare con successo a compimento l’omaggio ai nostri soldati del 1918, un Reading di narrazioni individuali dei soldati della grande guerra alternate a brani eseguiti dalla banda musicale di Tempio Pausania, già andato in scena il 3 novembre scorso a Luras, davanti a un numeroso pubblico che ci ha tributato onori e tanti applausi.

“Devo trattenerla, mi dia retta. Anche a me piace il Teatro, anzi le confido che devo andarci proprio stasera, smetto alle otto. Dia retta, si ricoveri, lei ha una brutta ed estesa infezione che resiste agli antibiotici finora somministrati”. Ferma e determinata la giovane dottoressa, responsabile di turno del Pronto Soccorso, mi ha convinto. Sette giorni di ricovero, cure, esami e iniezioni di pura umanità, per tirarmi fuori dai guai.

Un mondo diverso, una differente prospettiva quella che si risolve all’interno di un reparto medicina di un Ospedale che nonostante tagli, sgambetti, ostacoli e soluzioni politiche quasi mai aderenti e in linea all’effettiva esigenza dell’utenza, opera con grande competenza e umanità, grazie a un capitale umano di indiscutibile valore. La capacità di entrare dentro di te in momenti delicati e di assoluta fragilità emotiva, in Primis, la mia impressione. “Perché sei qui?”, mi ha chiesto una dottoressa, capelli castani e occhialetti rotondi, con confortante e affettuosa confidenza, mentre un’infermiera rilevava alcuni parametri (pressione, temperatura ecc.). E sì! Proprio un bel guaio! Una cistite acuta! Ma non intendo, in questa sede, annoiarvi con le mie sintomatologie. Dicevo dell’Ospedale. Un’esperienza forte, importante, quella di vivere realtà che non conosciamo popolate da esseri che non fossero forniti d’anima, cuore, talento, generosità e cristallina vocazione non sarebbero ciò che sono: Angeli! Sì, Angeli! La più parte ragazze, tutte belle, faccio sul serio, perdonatemi se l’ho notato, e non era la febbre perché quando la temperatura è tornata su valori normali quelle hanno mantenuto la loro bellezza, intatta come la luce della giovinezza e irraggiungibile come le stelle più lontane.

Un’esperienza di grande sostanza e la sorpresa di scoprire un luogo del tutto alieno alle liti con qui certa stampa lo apostrofa giornalmente, non sempre con toni e informazioni corrispondenti alla realtà. Un luogo esposto alle continue beghe e alle polemiche dei soliti numeri elettorali che prescindono da meriti, qualità ed eccellenze. Un luogo oggetto di continue minacce di chiusure, ridimensionamenti, per non si sa bene quali presunti benefici per tutta la comunità, e di incomprensibili, secondo me inutili, proposti accentramenti intitolati al risparmio e alla riduzione di spesa (sanità, istruzione, cultura, sicurezza e servizi essenziali in una società civile non dovrebbero essere mai oggetto di tagli). Alieno alla realtà e credo, ad arte, descritto in disarmo, perché non mi spiego la cortesia e l’alta professionalità che non t’aspetti in un luogo così esposto ai peggiori venti, sovente limitato nei mezzi, nelle attrezzature e perfino nei piccoli dispositivi medici (cerotti, siringhe, flebo, medicinali, vetrini per analisi ecc.)! Io, ho scoperto un posto magico, popolato da irriducibili soldati al servizio della Salute. Certo, l’ultima frontiera, il Reparto Medicina! Un luogo tosto che giornalmente segna tragedie, pianti, strappi insanabili! Chi ci lascia, forse per sempre, e chi resta al mondo. Non potrò mai dimenticare il pianto profondo e composto di una figlia all’ultimo respiro della madre. Ero dietro di lei, per caso, girovagavo per il corridoio, non la conosco, le faccio d’istinto una leggera carezza sulla guancia, non ho altro, sono un poco impacciato e disarmato come tutti di fronte alla morte; lei era sola, mi prende la mano e mi dice: ” è morta mamma” e non mi lascia fino all’arrivo dei medici. E ancora, Loredana, Angelo e Gian Mario, cari amici di Aggius, che piangono la mamma novantunenne, come avesse, l’anziana donna, soltanto trent’anni! Mamma è sempre Mamma, in ogni luogo del mondo!

Ho visto correre giovani ragazze a ogni ora del giorno e della notte. Operatrici Sanitarie, Infermiere, Dottoresse, attrici in scena di un mondo che ha per comune e unico denominatore la tempestività! Tremila euro al mese, il minimo, e due mesi di vacanze altro che tagli, comandassi io! Tagliare, semmai, dov’è necessario a partire dagli sprechi veri e propri di una società sempre più in confusione dove chi spreca, affonda banche, e permette altri continuino a sprecare, per paradosso comanda; tanto, poi, basta una nuova tassa! Chi decide soltanto secondo logiche di spartizioni politiche ed economiche, giochi di potere e numeri e chi specula e strumentalizza perfino un servizio essenziale come la Sanità, in sprezzo alle vere esigenze della comunità, andrebbe destinato ad altro. Chi incassa dieci, quindicimila euro al mese, la più parte di loro per stare al telefono tutto il giorno, oppure a pranzi, inaugurazioni, incontri, viaggi di strabiliante inutilità coniugati al tutto regolarmente fermo, non può che ignorare i veri Eroi che sul campo eseguono il lavoro sporco, sgobbano con dedizione e un’umanità che più volte mi ha portato alle lacrime. Un lavoro difficile per polsi fermi che richiede talento, sensibilità, capacità, passione e l’approccio giusto che ho avuto modo di osservare in specie con le persone molto avanti negli anni, i così detti vecchi!

Allora, Amore Mio!? Cosa mi combini? Cos’hai? Fai i capricci, eh…?! Io sobbalzo dal letto! Ho sentito bene? Avevo suonato per chiedere soccorso a un anziano compagno di stanza, Vittorio, quasi novantenne, che non finiva di lamentarsi e mi chiamava percependo la mia disponibilità. Ehi?! Amico? Amico? Mi fiondo al suo capezzale ma non è bastato cambiare la posizione del cuscino né sollevare la spalliera, i dolori lo avevano ormai avvolto nei più profondi maneggi del suo fragile corpo, allora ho suonato. È arrivata una ragazza in pochi secondi, leggera nel suo corpo elegante e fiera della sua chioma fluente e leonina di sfumature ramate e castane. Mi alzo! L’aiuto a sollevarlo perché lei potesse, come ha fatto, operare con maggiore precisione ed efficacia. In sei sette minuti sistema il letto, somministra farmaci, attiva flebo, posiziona un catetere, insomma il nostro anziano è servito.

Missione compiuta. Mi ringrazia! Lei si trattiene qualche minuto prima che lui prenda sonno, come farebbe con un bambino, e lui, nel frattempo, riesce perfino a sorriderle con quell’anelito di vita residuo in un corpo ormai stanco e logoro ma una mente irrefrenabile ancora giovane e affamata di vita capace ancora di percepire l’affetto, l’amore e la dolcezza; i tre elementi che muovono il creato. È la vita che scorre e il tempo implacabile che segna il destino di tutti!

Ora è lei, dopo circa un’ora, quella bruna con gli occhi chiari, sì e no 22, 23 anni. Faccio per alzarmi ma arriva a darle manforte la ragazza di poco prima. Era solo la seconda notte. Mi sorridono e mi fanno cenno di rimanere a letto. Ora il soccorso, sempre chiamato da me, è per Isidoro, un altro paziente. Vittorio dorme della grossa! Da quel momento gli Angeli mi danno del tu! Sono diventato un Angelo pure io?, penso, o sono solo invecchiato? Mi sorridono andando via, mi fanno il segno di Ok! Italia Uno! che era diventato il saluto convenzionale della nostra stanza, la numero 1, nato tra me e Vittorio! Pensavo non ci avessero mai fatto caso!

Escono sorridenti rapide come un sogno! Silenziose, tracciano nell’aria un residuo di luce che si consuma nel tenue bagliore delle piccole spie e luci accese… forse è solo un fenomeno illusorio, la stanchezza o un gioco di riflessi! Ma sono Angeli! Tutto è possibile!

Vittorio si sveglia al mattino intorno alle sette e trenta, mi chiama: amico? Amico mio! Quanto devi rimanere? Non lo so rispondo io! Poi arriva la colazione cambiano gli Angeli ma non il sorriso, un altro turno. Una delle ragazze ha la voce calda come una brava doppiatrice, mi ricorda una di quelle voci suadenti e fascinose dei film degli anni cinquanta. Sono quasi le otto e ricomincia una nuova e difficile giornata!

Dai rimani non te ne andare mi dice in tono scherzoso e affettuoso una delle ragazze, alla notizia delle mie dimissioni,  e Vittorio: Socu cuntentu, da un latu, ma ancóra dispiaciutu chi tinn’andi, palchì pa me sei comu un fiddholu! ( Sono contento, da un lato, ma anche dispiaciuto di vederti andar via, perché per me sei come un figlio! ). Ora è davvero troppo! Scappo dalla stanza per non rivelare la mia emozione, mi faccio la barba con le lacrime agli occhi. È ora di tornare a casa! Mi dimette un Angelo, anzi, questa volta, un’Angela, con l’Auscultatore! Due giorni prima del previsto!

Va via anche Salvatore, un compagno di stanza, pure lui con grave delusione di Vittorio. Salvatore è un omone di Luogosanto, quasi un metro e novanta, una delle persone più amabili, generose e simpatiche che ho mai conosciuto!

Isidoro non ce l’ha fatta, ci ha lasciato qualche giorno dopo, all’Ospedale di Sassari. Era ancora troppo giovane! Anche gli Angeli avvolte devono arrendersi ai voleri superiori! La sento come una piccola sconfitta anche per me ma soprattutto per Salvatore al quale, Isidoro, aveva dedicato forse gli ultimi autentici sorrisi della sua vita!

Carissimi, Angeli:

Per mia parte vi voglio un bene infinito! Grazie, sì grazie davvero per il semplice fatto di esistere!

                                                                                                     Luigi Pirinu, Tempio P.

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