Tempio Pausania, Oltre il confronto, oltre le diatribe, oltre le tifoserie. E’ un momento in cui serve riflettere.

Tempio Pausania, 7 lug. 2018-

Ho partecipato, attivamente, ad entrambi i momenti della crisi amministrativa, che hanno visti protagonisti Anna Paola Aisoni e Andrea Biancareddu. La prima ha tenuto una conferenza stampa, motivando le ragioni che hanno indotto il sindaco al suo allontanamento, il sindaco ha espresso le sue motivazioni  all’interno di una affollata assemblea che ha definito di incontro e confronto. Il ruolo che rivesto, che è lo stesso di qualsiasi altro cittadino che osserva ed ascolta, mi porta ad essere equidistante da entrambi e spero anche non venga strumentalizzata la mia posizione come di colui che fiancheggia Tizio o Sempronio piuttosto che Caio, dal momento che la mia onestà intellettuale mi conduce verso la totale imparzialità del giudizio. Non certo per non essere “quello che sta in mezzo” perché non l’ho mai fatto in tutta la mia vita, semmai nel ruolo di chi guarda oggi la politica come un momento di inutile ma necessaria schermaglia, dove prevalgono le partigianerie di comodo, le tessere, le appartenenze e le simpatie, Predico da sempre una maggiore coesione della Gallura e mai una sola volta avete letto una frase contro questo o quell’altro o una posizione di disprezzo personale verso chi esercita il ruolo di amministratore intravvedendo nel dibattito politico il maggiore momento di democrazia, non fine a se stessa ma come coesione e unione per raggiungere piccoli o grandi traguardi. Negli ultimi mesi, a leggere quanto è successo, la parola mancante nel dibattito politico è proprio la coesione, sporcata da posizioni controproducenti per la città e ricadenti nello stadio confuso del tifo. La squadra più forte vince sempre? Rispondo no, non sempre. La squadra meno forte perde sempre, no, un deciso dissenso  anche verso la soluzione che appare scontata.

Credo che le posizioni dei nostri due esponenti possano definirsi entrambe giuste, se le osserviamo dal loro punto di vista, entrambe sbagliate se la lente d’ingrandimento la spostiamo sugli interessi della comunità. Cerco di rendere più chiara questa riflessione alla luce del particolare momento storico della città e del territorio tutto. A chi giova vivere da separati in casa? Lo ha precisato Anna Paola nell’intervista e la sua amarezza non era di facciata, si intuisce che l’amarezza che si trascina da mesi non è certo ripagabile con la sua candidatura nella quale, come logico nel gioco delle elezioni, nessuno può credere che sia cosa fatta. Lo ha ribadito Andrea, nei momenti caldi in cui lo si è sentito toccato, arrabbiato anche se questo sentimento lo ha saputo controllare nel tono ma non nelle parole, a volte dure, a volte pregne di ironia e di stravasi di tempiesità che divertono il pubblico interrompendo per un attimo la serietà del discorso.

Entrambi hanno precisato che si tratta di un momento storico difficile, con temi che possono farci precipitare nell’inferno se vengono affrontati con superficialità o risolti se la forza diventa “coesione e unione”. Ma allora, perché è arrivato questo momento quando in entrambi prevale il senso comunitario e si vogliono le stesse cose? La risposta è facile, fin troppo scontata se viene interpretata la loro posizione come “ambizione e carriera”. Letta dal lato del loro attaccamento alla città e alle sue sorti, invece la definiremmo “degna e onesta”. Diverse sono le chiavi e tutte lecite le interpretazioni ma resta il fatto accaduto, restano i problemi da risolvere, la speranza che quanto ascoltato ieri da sindaco e dagli assessori venga realizzato. Quanto nei suoi tre anni ha portato avanti l’ex vice sindaco e i suoi assessorati, sia terminato come lei stessa si è augurata. Sul tappeto anche il ruolo dell’opposizione che dovrebbe essere di supporto e non di  critica, aggiungersi alle soluzioni e far capire che anche per loro è importante il bene comune e non le frasi ad effetto, o le saettanti filippiche sui social dove spesso ci si confronta con l’intento di affondare. Questo vale per tutti, non solo per chi vorrebbe usare la comunicazione web per dileggio (mi riferisco alle frasi e ai post contro Biancareddu che sono stati letti ieri). Il confronto va fatto in consiglio comunale, semmai ci si deve chiedere perché siano sempre pochi. Come pochi, se non rari, sono i momenti come quello di eri, le assemblee pubbliche che non vengono proposte se non per urgenti ed inderogabili comunicazioni. La gente ha avvertito il distacco dalla politica in questi anni, come ha voluto sottolineare nel suo intervento Angelo Mavuli, che si è auspicato altri incontri che servono a capire e conoscere, a rendere veramente partecipe la comunità delle scelte fatte o da farsi. La coesione tanto decantata da tutti, la si cerca tra la gente, motivandone le esternazioni e le idee. La forza della coesione, quando il momento è catartico come questo attuale, deve spingere a risolvere i problemi insieme, senza tessere, senza parentele, senza bandiere. Ma questo è un mio punto di osservazione, non la corrispondenza delle cose che stiamo vivendo.

Al centro deve tornare l’uomo ed il bene comune? Lo si dice sempre ma altro è quello che prevale. Il senso individualista che crea diatribe e discordie, è il vero male di questa politica che continuerò a pensare inutile se le parole coesione unione, resteranno vuote parole ad effetto, mirate all’individuo e non alla collettività. Una frase del discorso di Biancareddu faccio mia anche perché l’ho più volte ripetuta.

“So di non sapere, e il primo gradino della conoscenza è l’ignoranza (Socrate)”. Dunque, occorre riflettere, saper scegliere d’accordo, ma sempre che la focale sia la stessa, almeno per quanto riguarda questa città e la nostra comunità. Personalmente dei partiti non mi importa nulla, io cerco l’uomo che cerchi di conoscere e di agire per gli interessi di tutti.

Antonio Masoni

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