Tempio Pausania, Prima triglie, ora zerri, il piatto piange.

Tempio Pausania, 29 mar. 2018-

Passano gli anni sul pianeta Millantar e si sa “gli anni sono lunghi da passare, quando l’amore stuzzica il tuo cuore” (questa è la canzone che ha vinto il karaoke di palazzo) e stanchi di vivere su una soffice nuvola rosa, gli abitanti del Nuovo Mondo Migliore si stanno chiedendo sempre di più quale debba essere la sorte che li attende. Per nascita, tutti nascemmo uguali, ma per scelte non tutti lo saremo mai. Il filosofo del Nuovo Mondo,  la sacerdotessa della psicotronia applicata ad minchiam, aveva predetto che ci sarebbe stato il big bang, ma non specificò mai se questo sarebbe dovuto avvenire per implosione, per un fragoroso e incontrollabile fuggi fuggi, per mano “De Justicia” ossia per manifesta impotenza determinata non già dai suoi ideatori, coltivatori diretti della fuffa preziosa del pianeta, ma da togati uomini che da tempo stavano spulciando ogni angolino di Millantar. 

Regnava l’indecisione, tutti a parlare ogni giorno sul social del pianeta, Idiotbook, del TG planetario struggente stronzaggine di cosmiche cazzate, della controversa questione che faceva tardare la manna che tutti aspettavano a bocca spalancata, tra lo sberleffo del pianeta dei New Detractor’s e le continue sbandate degli stessi progettisti che ogni giorno proponevano fuffa riciclata. La qualità, come noto, paga sempre e tutti si stavano accorgendo che era una vera arrampicata sul monte degli specchi, il temuto Monte Scamorza, che dominava la città di Fake City. La corsa alle banche per controllare se fosse stato eseguito l’accredito era massiccio, file interminabili di quidomani incazzati come giaguari affamati che chiedevano agli sportelli “E’ arrivato il quid?”. Che delusione quando l’impiegato diceva loro “Ahahahah…ancora ci siete?”.

La piscotruffa stava prendendo forma e sostanza e, anche a palazzo, Tarlok il mecenate capiva che la strategia del prendere tempo per non dire nulla non stava più pagando e pensò bene di cambiarla in corsa. Radunò i fedelissimi, Fra Gandolfo da Norcia, Suorpaolina, La sacerdotessa, Maialetti, e gli alti vertici della fuffinanza internazionale. Era giunta l’ora della fase 4.007 (il numero poteva essere anche scritto in lettere e attribuirgli doppio significato 7= sette) licenza di uccidere. Anche davanti alla crudeltà di questa scelta, che sarebbe costata lacrime e sugna, il consiglio supremo riunito in un summit, col senato accademico della strada al gran completo, prese coscienza che non c’erano alternative alla nuova fase.

Furono sciolti i molossi del palazzo, belve assetate di ignoranza senza pari, definiti anche nel pianeta vicino dei New Detractor’s come i custodi del gregge, erano capitani coraggiosi, plinti e colonne del muro che stava disgregandosi. Erano RF, RC, RCC, RFC, PPCTSDS, CC, GLM, la specie più sanguinosamente etica che Millantar disponesse. Cosa vogliono dire questi acronimi? Risposta semplice: un cazzo, però epocale.

“Occorre evidenziare che il paradigma deve essere rivelato. Lo farò il prossimo aprile, dopo il 4 che è assai meglio – dice Tarlok, visibilmente invecchiato in pochi anni e sprezzante come non mai – stiamo prendendo troppi pesci in faccia, fossero almeno triglie! Ma cazzo (con rispetto quantico) sono zerri che mio padre al mercato comprò. Roba da poveracci, da PO (Plebe Occasionale), i detrattori vanno perseguitati, denunciati, messi al rogo nei nostri combustori industriali, quelli a raggi quasar infomacrobiotici. Non deve restarne vivo uno”

“Capisce sua Maestà – intervenne Suorpaolina, con la sua voce da rana affetta da ranacedine intergalattica – che non sarebbe un’azione degna del Mondo Migliore, del Nuovo Disumanesimo che andiamo predicando da mane a ser, ostrega!”

“Taci tu – sbottò il Re – non sei pagata per pensare, ma per difendere e custodire la preziosa fuffa vergine. Ne resta pochissima oramai, e trovarne ancora in questo pianeta che abbiamo già razziato da cima a fondo, richiederebbe ulteriori sforzi epocali e francamente non ne ho più voglia. Desidero informarvi che da oggi parte la caccia ai fake, alle ciarle, a quella banda di New Detractor’s che sta spolpando le nostre genti, facendole pensare. Non devono pensare, non lo possiamo permettere, devono ubbidire ciecamente. E nessuno si azzardi a dare loro l’infovisore a noleggio che se lo scoprono ci ritornano tutti vedenti e scappano via!”

“Sarà fatto – disse in coro l’accozzaglia riunita nel summit. Il senato accademico della strada, tutta togata di porpora e rosè, una chicca inserita a mo’ di bavaglino degli schiumosi esponenti, non espresse alcun parere. Loro non erano pagati per dire ma per non fare una soffice e beata minchia….e la cosa gli riusciva benissimo visto che a parlar troppo ci si perde sempre.

Il terrore si era impadronito del pianeta, i molossi non risparmiavano nessuno e il fiume acre del combustore sprigionava fumo e odore di carne arrosto. Olocausto, immane tragedia, che nemmeno l’enciclica di Papa Barzetti VIII, pontefice del cosmo, potè evitare.

Il clima era incandescente, galline ovaiole che correvano impazzite per il terrore di finire arrosto, PO atterriti dalle minacce di non essere allineati, squadriglie aeree con le mortali armi psicotroniche a impulsi quasar e cazzi a bubola, mentre il palazzo era sotto assedio degli altri avatar che rivendicavano anche pane, visto che di circhi si erano stancati. Il finimondo!! L’apocalisse annunciata nei sermoni quotidiani del Re, era dunque arrivata. 

La fase 4.00sette licenza di uccidere aveva colpito al cuore il pianeta, e gli avvoltoi rimasti avevano ben da godere dei resti e delle macerie.

Mentre a palazzo si brindava alla vittoria, dal pianeta degli uomini comuni, dotati di abbastanza intelligenza, erano partite squadre di fanteria, tutte con la divisa con le strisce gialle. A capo tre giudici vestiti di nero, col martello e scrivania annessa, cercavano qualcuno a palazzo.

Li trovarono così, mano nella mano, avvinghiati in un girotondo con la cricca, tra bottiglie di spumante e pasticcini acquaponici. Fu un momento dolcissimo che anche il pittore di corte, Pietro L’imbianchino, detto Splash, ebbe a immortalare a futura memoria.

Antonio Masoni

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