Tempio Pausania, Servizio e Potere. L’individualismo è l’opposto del bene comune. Riflessioni di Lucio Verre

Tempio Pausania, 25 settembre 2014-

Nella nostra democrazia il potere pubblico è esercitato, nei modi e nelle forme previsti dalla legge, da chi ricopre il ruolo che gli è stato assegnato per gestire quello stesso potere. Sembra evidente che molte persone hanno una ambizione a ricoprire un ruolo di potere nella società e questa ambizione è comunemente considerata legittima. E’ anche evidente che la gestione del potere implica una remunerazione economica legata alla responsabilità ricoperta.

Ciò che non quadra è che questo sistema non è fine a sé stesso, ma è inserito in un contesto. Il contesto è la società in cui è inserito, cioè l’insieme di persone che hanno deciso di mettersi in comunità per migliorare la propria condizione di vita. Il processo logico dovrebbe quindi essere che le persone si mettono insieme per i motivi detti, delegano alcune di loro trasferendogli il potere di cui sono portatrici, le persone delegate si mettono al servizio della comunità per migliorarne le condizioni di vita agendo nell’interesse comune.

Sembrerebbe che le cose non vadano più in questo modo, a giudicare dall’abbassamento della qualità della vita che stiamo sperimentando in questi anni. Perché? Si può fare qualche cosa per cambiare? E cosa possiamo fare?

Il perché mi sembra possa essere riconducibile ad alcuni fattori (ma non solo a questi) che vorrei riassumere.

  • L’ambizione acceca chi si candida a ricevere il potere. Ci si dimentica che il potere non deriva da capacità personali superiori rispetto a chi lo ha nominato (non si è unti dal Signore!), ma dalla delega del potere da parte delle singole persone; ogni persona che delega ha lo stesso valore della persona delegata; la somma dei poteri dei singoli conferisce un potere collettivo che non è della persona delegata, ma rimane della comunità di appartenenza.
  • Il denaro corrisposto per l’esercizio del potere diventa uno dei fini dell’azione. L’esercizio del potere, e il denaro corrispondente, occupano tutte le strategie e le decisioni che i delegati adottano. Tutto il pensiero è occupato da idee funzionali all’arricchimento personale e al mantenimento della gratificazione data dal ruolo ricoperto; quindi l’agire è finalizzato al mantenimento del consenso e della delega per il maggior tempo possibile (mestiere del delegato).
  • Si rafforza la logica dell’individuo rispetto a quella della comunità. Le risposte ai bisogni e ai diritti sono erogate come favori personali, anche se ufficialmente si cerca di mantenere una patina di uguaglianza dei diritti per tutti. Ciò comporta il fatto che, soprattutto in casi di scarsità di risorse economiche, le risposte ai bisogni, individuali e non collettive, soddisfano un numero sempre minore di beneficiari che diventano una élite che si autoriproduce.

Allora è chiaro che tutti vogliono fare i delegati! Tutto ciò porta una nazione, una comunità, un gruppo allo sfacelo sociale e economico perché l’egoismo individualista non è in grado di migliorare nulla da un punto di vista sociale. Si diventa come bestie tecnologiche in preda al desiderio di soddisfare i propri bisogni primari. Altro che superiorità! Si rischia una regressione allo stato animale. Corruzione, concussione, violenza dilagano e diventano “normali accessori” della vita sociale.

Che cosa fare? Come invertire il fenomeno? Innanzitutto ci si dovrebbe ricordare che si è come tutti gli altri. Non si deve pensare, perché non sussistono neppure elementi razionali a comprovarne la verità, di essere superiori ai nostri simili. Ognuno di noi e uno tra pari che perseguendo il fine comune migliora anche se stesso. Il denaro riesce a dare solo soddisfazioni momentanee, a cui segue sempre l’insoddisfazione; mentre la gratificazione sociale è duratura e aumenta continuamente di intensità. E’ necessario che tutti ci sentiamo responsabili, senza deleghe ad altri e attraverso l’acquisizione di coscienza sociale, del raggiungimento del bene comune, che diventa anche bene personale.

Come si fa? Si devono scegliere, se la democrazia lo permette, i propri delegati in funzione della qualità. Ma come faccio a riconoscere prima se un potenziale delegato perseguirà il bene? Qualcuno di molto importante diceva che se un albero è buono si riconosce dai frutti. Quali sono i frutti che dobbiamo cogliere in chi si propone per essere delegato a qualsiasi livello di delega appartenga?

Deve essere umile, per mettersi meglio al servizio degli altri. Durante la sua vita deve aver dimostrato di sentirsi pari ai suoi simili.

Non deve essere attaccato al potere. Se continua a proporsi come delegato, in prima persona o tramite suoi delfini, non deve essere sostenuto.

Non si deve offrire come elargitore, in quanto detentore di potere, di favori personali per soddisfare i bisogni. Per esempio se si va a chiedergli un posto di lavoro non deve promettere che ti farà un favore, ma dovrà adoperarsi per creare condizioni di sviluppo per tanti.

Deve avere una grande capacità di ascolto per capire meglio il mondo che lo circonda senza giudizi precostituiti. Chi non vuole ascoltare perché crede di sapere già tutto e avere già pensato alla soluzione migliore, riesce a creare sempre danni enormi che hanno il difetto di vedersi solo dopo lungo tempo.

Ad maiora! (a più grandi successi!)

Lucio Verre

Lucio Verre
Lucio Verre

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