Tempio Pausania, Sulla risposta dell’ATS Sardegna riguardo alla chiusura di Ostetricia e Ginecologia.

Tempio Pausania, 25 apr. 2018-

Analizzando la risposta dell’ATS, inviata al Sindaco di Tempio, sono diversi i passaggi che denotano un atteggiamento di arroganza e di estrema gravità.

” Come anticipato per le vie brevi nei diversi colloqui telefonici intercorsi, durante i quali la S.V. è stata informata puntualmente dell’evolversi della situazione, si rappresenta che: vista la gravissima situazione di emergenza dell’U.O. Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Tempio…..”.

L’ATS scrive che c’è stata una puntuale comunicazione sull’evoluzione della situazione nel reparto di Ostetricia e Ginecologia. Intanto si chiama “involuzione” perché se un’azienda è informata puntualmente dal primario di Tempio e in questo tempo non ha cercato soluzioni definitive, significa volere che le cose arrivino a questo punto.

“…in attesa delle risposte ai 15 telegrammi inviati per conto dell’ASSL di Olbia- ATS Sardegna dalla AOU di Cagliari a medici ginecologi della propria graduatoria;….”

Cosa si chiedeva con quei 15 telegrammi? Un’assunzione a tre mesi, come previsto, o una a tempo indeterminato? Perché, come appare evidente, se ad un medico che viene da fuori tu proponi un’assunzione a 3 mesi, questo si fa giustamente i conti in tasca e già sa che una temporaneità del genere lo costringerebbe a cercarsi un’abitazione per quel tempo limitato, costi elevati e nemmeno il tempo di adattarcisi che deve andar via. Ovvio che nessuno lascia per un tempo così breve la sua sede per venire qui. Da quel dì che il medico è un lavoratore come gli altri e si fa anche i conti in tasca. Tu azienda proponi un contratto a tempo indeterminato e vedi se il medico arriva.

“…dinanzi a questa situazione di necessità e urgenza, questa Azienda è stata costretta, suo malgrado, a sospendere temporaneamente l’attività di ricovero presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia di Tempio Pausania,….”

Beh, ovvio che si chiude, dal momento che sono state ignorate tutte le richieste precedenti di assunzione di unità operative mediche di cui l’azienda era al corrente. Quel “temporaneamente”, per nostra esperienza regressa, vuol dire definitivamente. Abbiamo buona memoria e ricordiamo come fossero temporanei gli accorpamenti di reparto (Chirurgia e Otorino) di qualche estate fa (per ragioni di ferie del personale) che oggi sono permanenti. La legge di riordino ha sentenziato la perdita di posti letto nonostante ci fossero sempre tutti i letti di allora occupati dai pazienti. Ha deciso così perché si dovevano fare i conti con il numero complessivo di abitanti sardi e la contingenza feroce di far rientrare anche nella sanità pubblica questa carneficina annunciata.

Si sono ceduti posti letto a favore del Mater Olbia, struttura privata che è ben lontana dall’apertura e si è agito contro la sanità pubblica e non a favore della qualità come più volte è stato ribadito nelle esternazioni dell’assessore regionale.

Come non ricordarsi anche dell’ ‘inaugurazione del nuovo reparto di Otorino, annunciato gioiosamente con allegata messa col vescovo, e che poi si è trasformato in magazzini di deposito al 6° piano (ragionando della razionalizzazione della spesa sanitaria!!).

La risposta è stata obbligatoria, perché è previsto così quando il sindaco di Tempio ha agito con l’ordinanza di riapertura immediata del reparto. E’ previsto dalla legge.

Non ci vengano a dire però che il quadro deficitario del reparto non fosse noto da anni e che non fosse previsto che si chiudesse, perché non ci crede nessuno. Non crede nessuno a voi, carnefici ben remunerati per distruggere la sanità pubblica, a voi compiacenti politici della regione che eravate ben informati di come stavano le cose, così come avete omesso che qui a Tempio avevamo già ampiamente pagato il pegno di avere un ospedale che serve un’utenza di 50.000 abitanti che risultava scomodo perché i numeri, quelli per cui oggi la sanità è diventata un mero pareggio tra costi e benefici (quali?) e che ha spogliato anche questa fetta importante di territorio di un presidio efficiente e di qualità, erano alti, se non altissimi.

E della deroga sui nati? Ma quando mai si obbliga una partoriente a venire con le contrazioni su un’autoambulanza a Olbia quando si conoscono le strade pessime, il viaggio di 1 ora quando qui esiste la struttura? Già, manca il conforto dei numeri. Ci vogliono 500 nascite per mantenere un reparto. Numeri, siamo solo dei numeri, spersonalizzati anche nel nome oltre che nella dignità di essere umani

Diteci in fretta cosa volete che diventi il Paolo Dettori, se avete agito anche in direzione opposta rispetto a quanto avevate deciso qualche mese fa. L’alta Gallura è diventata improvvisamente in surplus di servizi? Ragionate e razionalizzate bene voi altri: siccome sta diventando, giorno per giorno: “Una landa desertica che ha avuto troppo”, bisogna ridimensionare?

Mentre a Tempio prevale il senso di sconforto per questa ennesima beffa, a Olbia si fanno code chilometriche nei reparti e nel P.S.. Logica ed inevitabile conseguenza di un presidio che è impossibilitato a far fronte alle numerose richieste. Da qualche giorno in quella coda ci saranno anche le nostre mamme che dovranno recarsi lì per partorire i propri figli.

Mettete a posto i conti mi raccomando, è la sola cosa che avete imparato.

La sanità, una ragioneria sulla pelle umana.

Fate ribrezzo, tutti. Sappiate che le azioni della popolazione non saranno come le volte precedenti, la mobilitazione è già iniziata e questo territorio venderà cara la propria pelle, siatene certi.

Antonio Masoni

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