Trinità d’Agultu, il paese delle banane e non lo si sapeva! Offeso un giocatore di calcio senegalese della squadra locale in una partita a Perfugas.

Trinità d’Agultu, 15 ottobre 2014-

Un episodio increscioso, frutto dell’ignoranza senza scampo di troppe persone, un segno di insofferenza razziale che sfocia in comportamenti incivili e umilianti per la parte lesa. Questo in sintesi quanto accaduto durante una partita di calcio di seconda categoria tra il San Giorgio Perfugas, squadra locale, e il Trinità.

Dalla Nuova Sardegna:

Una domenica di ordinaria follia a Perfugas. Un pomeriggio che il calciatore senegalese del Trinità d’Agultu (Seconda categoria) Fail Cheiwhna Cheiwh, che tutti chiamano Fadel, farà fatica a dimenticare. Dagli spalti gli sono piovuti addosso circa un’ora e mezza di insulti di stampo razzista che lo hanno ferito e hanno fatto scoppiare in lacrime la sua fidanzata Jessica, seduta in tribuna. «Negro di m…»; «vai a mangiare banane»; «Dovresti stare in uno zoo, è quello il tuo habitat». Sono solo alcune frasi del becero repertorio che alcuni pseudo tifosi del San Giorgio Perfugas hanno rivolto al centrocampista africano.

Ma che cosa è successo? Il giocatore, dopo pochi minuti, ha commesso un fallo in scivolata, sanzionato dall’arbitro. Apriti cielo, da quel momento ogni volta che ha toccato il pallone, buuuu… e insulti di ogni genere. «Quello che più mi ha fatto male è stato il comportamento di un paio di giocatori del Perfugas – spiega Fadel -. In campo mi hanno detto di tutto, offendendomi in maniera pesante. Scimmione, dopo ti regaliamo una banana. Anche alcuni dirigenti della squadra locale hanno avuto atteggiamenti da censura. È vero che altri sono stati dei signori e hanno chiesto scusa, ma quando alla fine della partita, per riparare mi hanno chiesto di andare a fare il “terzo tempo”, ho rifiutato l’invito. Anzi, ho detto che lo avrei fatto come mi avevano consigliato: mangiando banane».

Fadel è deluso. È la prima volta da quando gioca in Sardegna che gli succede una cosa del genere. «In Italia – aggiunge – anche il presidente della Figc (Tavecchio ndr) è stato squalificato per frasi razziste. Siete un po’ arretrati rispetto ad altre realtà europee. Ho giocato in Francia e nessuno mi ha mai detto certe cose. Sono sorpreso e amareggiato ma non faccio di tutta un’erba un fascio. Spero che chi di dovere prenda seri provvedimenti, l’arbitro ha visto e sentito quasi tutto. Credo lo abbia scritto nel referto».

Anche il Trinità d’Agultu ha preso posizione. Il presidente Pietro Addis ha scritto agli organi federali raccontando il grave episodio. «Quello a cui ho assistito domenica è stato vergognoso – spiega il dirigente -. Se un giocatore della mia squadra si permette di comportarsi così, lo mando via immediatamente. L’arbitro ha anche minacciato di sospendere la partita, ma gli appelli non sono serviti a nulla. Fino a quando Fadel è rimasto in campo, ha subito una lapidazione verbale. La sua fidanzata era terrorizzata. Dalla dirigenza del San Giorgio mi aspettavo un intervento per mettere fine a quella vergogna, non hanno mosso un dito. Al loro posto mi sarei comportato diversamente».

Ora la palla passa al giudice sportivo. Domani, giorno in cui la Figc regionale dirama il comunicato settimanale, potrebbero arrivare pesanti sanzioni per la società e forse anche per qualcuno dei calciatori. Ma potrebbe essere chiesto un supplemento di indagini. Una delle possibilità è che il San Giorgio giochi le prossime gare casalinghe a porte chiuse.

Ribadendo che il problema del sovrannumero di presenze extracomunitarie in Italia esiste, che molti di loro vengono per delinquere, che tanti addirittura sono pure pagati senza fare nulla, mi chiedo e vi chiedo: cosa c’entra una partita di calcio in tutto questo? Si pensa forse che sbeffeggiando, deridendo un individuo per il colore della sua pelle si possa cambiare le cose? O forse qualcuno è convinto che lavarsi la bocca con gli insulti a scena aperta, addirittura i cori, aiutino ad esser meno cialtroni e meno ignoranti?

Sono sicuro che non occorra accomunare tutti gli abitanti del paese in un fascio di imbecilli, non è così. Ci sono, speriamo, persone che la pensano diversamente e sono convinto che queste dicano la loro a scusante di un simile comportamento oltraggioso. Lo sforzo comune che tutti dobbiamo mettere in opera è quello di segnalare sempre casi del genere che devono essere fermati e puniti.

Non mi si faccia il confronto con quello che in Senegal avrebbero fatto a noi bianchi. Non è rimbalzandosi l’imbecillità che si risolvono i problemi di questa società alla deriva nei principi umanitari e di integrazione. Basta facebook a leggere i continui assalti dei solutori del problema, dei fautori della pena di morte o di quelli oltranzisti che vedono nell’allontanamento dei negri e degli extracomunitari   la magica pozione che, come una panacea, fa tornare il cielo azzurro. La politica ha nelle sua mani il potere di risolvere il problema in generale e quella sportiva, nello specifico, di affrontare questo episodio che fa il paio con tutti gli altri di questi anni. Ma che ci si può aspettare da un Presidente di Lega come Tavecchio?

Caro Fadel, per quel che serve, sperando di farti cosa gradita, hai la mia solidarietà e il mio rispetto. Non sei venuto in Italia per rubare o delinquere ma per lavorare, come speravi. Tu, e la tua donna che hai visto piangere per questi insulti, hai un posto accanto a quelle persone che sono degne di chiamarsi tali. Purtroppo, come me spesso, hai avuto la riprova che non è sempre così. Ciao Fadel e continua a giocare e divertirti. Come te andrò a raccogliere banane a Trinità, non sapevo che ci crescessero.

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